Reichs Kathy - Temperance Brannan 13 - 2010 - Le ossa del ragno by Reichs Kathy

Reichs Kathy - Temperance Brannan 13 - 2010 - Le ossa del ragno by Reichs Kathy

autore:Reichs Kathy [Reichs Kathy]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2009-12-31T23:00:00+00:00


Con qualche dritta, Ryan divenne rapidamente esperto nella consultazione dei dossier: due ore dopo il pranzo, fu proprio lui a trovare il candidato ideale.

Alexander Emanuel Lapasa. Xander per parenti e amici.

Il suo dossier era il più sottile di tutti.

Perché? Perché quell’uomo non aveva passato nemmeno un giorno nell’esercito.

Ma tutto corrispondeva.

Alexander Emanuel Lapasa era un maschio bianco di ventinove anni, alto un metro e ottantacinque e del peso di novantun chili. Sua madre ne aveva denunciato la scomparsa nel marzo 1968, due mesi dopo che le lettere settimanali di Xander dal Vietnam avevano smesso di arrivare.

Ryan passò una foto a Danny, che la passò a me.

L’istantanea ritraeva dalla vita in su un giovane alto. I capelli ricci e scuri erano ravviati dietro orecchie sporgenti. Un sorriso di un chilometro rivelava denti bianchi e perfetti.

Aveva una camicia a righe con il collo slacciato, uno zaino sulla spalla e mani piantate sui fianchi.

«Sembra in vetta allo stramaledetto mondo» commentò Ryan.

«O convinto di esserci quasi arrivato» aggiunse Danny.

Gli restituii la foto e la osservò per un momento.

«Sembra Joseph Perrino» disse.

«Chi?» Chiedemmo in coro io e Ryan.

«L’attore. Quello che, ogni tanto, appare nei Soprano. Vabbe’, lasciamo perdere.»

«Non pensavo che i civili andassero in Vietnam, negli anni Sessanta» disse Ryan.

«Sicuro» replicò Danny. «Impiegati del servizio postale dell’esercito, volontari di organizzazioni umanitarie, missionari, giornalisti. Guarda i nomi sulle targhe all’ingresso: ci sono anche dei non militari.»

«C’è una qualche indicazione del perché Lapasa si trovasse in Vietnam?» domandai.

Ryan sfogliò qualche pagina, lesse.

«Secondo la madre, Theresa-Sophia Lapasa, Xander stava, testuale, “perseguendo un interesse d’affari”. Suona plausibile?»

«Oh sì» disse Danny. «C’erano molti opportunisti, sul territorio, all’epoca. Sapendo che, prima o poi, le ostilità sarebbero cessate, molti imprenditori rampanti partirono per conquistarsi un posto nella ricostruzione postbellica. Spesso gestivano bar e ristoranti a Saigon.»

«Di dov’era Lapasa?» Non sapevo di preciso il perché della domanda: il luogo di residenza non contava granché. Forse era il mio modo di umanizzare il caso.

Ryan sfogliò. Lesse. Sfogliò ancora, poi: «Ke aloha nô!».

Danny sorrise, io resistetti all’impulso di alzare gli occhi al cielo.

«Era di qui» tornando fortunatamente all’inglese. «Honolulu, Hawaii.»

«Hai un indirizzo?» chiesi.

Lesse un civico sulla Kahala Avenue.

« Cha-ching!» Mimai un registratore di cassa. O qualcosa del genere.

Ryan mi guardò.

«A Kahala ci sono gli immobili più costosi di Honolulu.»

Il sorriso di Danny tremolò, si spense lentamente. Fissò gli occhi al pavimento, poi sulla sinistra, come se cercasse una risposta nei recessi della memoria. Senza una parola, scribacchiò un appunto.

«C’è della documentazione antemortem?» domandai.

«Quello è campo tuo.» Ryan mi passò la cartella.

Gli uomini mi guardarono sfogliare l’incartamento.

C’erano varie lettere della madre di Lapasa all’esercito, un altro paio di foto, dichiarazioni di testimoni che avevano visto l’uomo prima della sua scomparsa. L’ultima era datata 2 gennaio 1968. Il giovane aveva salutato il nuovo anno all’hotel Rex di Saigon, in compagnia di un certo Joseph Prudhomme, membro dell’Agenzia per il sostegno alle imprese civili e allo sviluppo rivoluzionario.

Secondo Prudhomme, Lapasa progettava di recarsi a Bien Hoa e Long Binh nel corso del mese di gennaio. Supposi fosse quella la ragione per cui era apparso anche lui nei risultati della ricerca di Danny.



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